A partire dalla lettura dell’“orazione funebre” di Manzoni al cardinale Borromeo, abbiamo giocato con alcuni dei luoghi comuni che Roland Barthes elenca nel suo saggio sulla retorica antica (la modestia affettata, il puer senilis, il locus amoenus, la cosa impossibile da realizzarsi) e abbiamo immaginato il discorso di uno di noi, invitato al (meritato) matrimonio di Renzo e Lucia... 

Cari tutti, sono qui, quest’oggi, a rivolgermi a voi, in un giorno così importante per questi giovani sposi, Renzo e Lucia, per parlare della loro vita e del loro passato così travagliato. Ripercorrere il cammino delle loro tribolazioni non è un compito che le mie forze possono sostenere, anzi sono forse la meno adatta a sostenere questo pesante fardello, ma come mi è stato chiesto io farò, e cercherò di parlare di loro nel modo migliore.

Oggi si uniscono nel sacro vincolo del matrimonio due innamorati, due giovani che hanno vissuto mille disavventure che alla fine li hanno condotti qui. Renzo è fuggito in una terra straniera dove però è riuscito a sistemarsi mettendo a frutto le sue capacità. Lucia ha vissuto momenti di tensione e incertezza che l’hanno resa più sicura e decisa, lei che non era mai uscita dal suo paese.

Il mio cuore è ricolmo di gioia al pensiero che dopo queste travagliate avventure si celebri oggi il loro matrimonio in un luogo così bello e idilliaco. Questi arbusti fioriti rappresentano il frutto del loro amore, queste chiare sorgenti simboleggiano la purezza dei loro sentimenti, questo ricco banchetto apparecchiato su un prato così rigoglioso e prospero, infondono felicità ai presenti, deliziati dalla splendida e dolce melodia degli usignoli.

Nulla potrà mai separare questi due sposi, che tanto a lungo hanno desiderato questo giorno. Possa prima il fuoco ardere freddo, il cielo tingersi di rosso, le pecore cacciare i lupi.

Commenti

Post popolari in questo blog